Non solo Arte, a Favara (AG) anche il Museo della Mandorla Siciliana

Acclamata semplicemente come la migliore al mondo, la mandorla siciliana ha trovato finalmente il suo spazio celebrativo ed espositivo, il Museo della Mandorla Siciliana, che da qualche anno ha aperto i battenti presentandosi come un perfetto esempio di promozione del territorio attraverso la valorizzazione di una delle sue eccellenze agroalimentari, la mandorla appunto.

Favara. Cenni storici

Il nome deriva dal termine arabo fawwāra “getto d’acqua che sgorga”, a testimoniare la forte influenza che la dominazione araba ha avuto in tutta l’area, ma alcuni ritrovamenti di manufatti di ceramica all’interno di una grotta in contrada Ticchiara fanno risalire all’età del rame (2400 – 1990 a.C.) i primi insediamenti dell’uomo nella zona. In contrada Caltafaraci si incontrano invece alcuni resti della dominazione greca. 

Fu però durante il periodo normanno con la costruzione del Castello di Chiaramonte, che prende il nome dall’omonima famiglia, che Favara assunse le sembianze e le dimensioni di un vero e proprio borgo per poi diventare col tempo una piccola cittadina di provincia.

Le mandorle della provincia di Agrigento

Le mandorle costituiscono in Italia il 27% delle colture di frutta con guscio (censimento ISTAT del 2016), si piazzano al 2° posto dopo le nocciole, e la Sicilia ne vanta l’80% della produzione nazionale. Parliamo di circa 48 mila ettari di territorio dell’isola, in particolare nell’agrigentino e nella Val di Noto, che vede fiorire ogni anno questi meravigliosi alberi, con una produzione di circa 600.000 quintali di prodotto.

Marzipan, il primo Museo della mandorla in Sicilia

Favara è conosciuta come la città dell’Agnello Pasquale

Il suo territorio da sempre a forte vocazione agricola offre importanti produzioni di grano, olio, mandorle, pistacchi e prodotti della pastorizia.

La mandorla e i suoi derivati non potevano dunque non essere protagonisti della rinomata tradizione pasticcera dell’area, nella quale spicca il noto Agnello Pasquale, simbolo del paese.

La ricetta, si narra, fu inventata dalle suore del collegio di Maria e al principio tramandata solo oralmente dalle più anziane alle più giovani. Inizialmente il dolce fu poco diffuso ma quando una nobile famiglia favarese ne conobbe la bontà ne commissionò la produzione favorendone così il successo.

Negli anni ‘50 l’Agnello Pasquale era ormai ampiamente conosciuto e apprezzato dagli abitanti della provincia e in molti nell’occasione della Pasqua si recavano a Favara per acquistarlo. Fu in quegli anni che per celebrarne il successo venne istituita un’apposita sagra e attribuita la denominazione di “Città dell’Agnello Pasquale” alla città di Favara.

Si tratta di una sagra che cresce e attira ogni anno visitatori da tutta Italia, mettendo in vetrina non solo i dolci tipici ma anche le varie attrazioni e i beni monumentali della città. Il prodotto di pasta reale viene realizzato in tutti i mesi dell’anno e mantiene lo stesso sapore nonostante le svariate forme.

 

Ingredienti:

Per il corpo esterno:

250 g di mandorle, 50 g di miele di sulla, 1 limone di Sicilia, 50 g di pistacchi, 50 g di acqua.

Per il ripieno:

30 g di pistacchio, 1 cucchiaio di confettura di zucchina oppure cedro candito.

Per le decorazioni:

2 chiodi di garofano, pistacchi interi, fiorellini vari.

 

Consigliato a Favara:

Il “Farm Cultural Park”,  primo parco culturale realizzato in Sicilia. 

Si trova nel centro storico del paese, all’interno del cortile Bentivegna, a sua volta suddiviso in sette piccoli cortili tra le mura di piccoli palazzi di matrice araba. Offre una galleria d’arte e una residenza per artisti, collocata al sesto posto al mondo come meta turistica dell’arte contemporanea.

 

La Necropoli di Contrada Stefano

La contrada Stefano è un’area pianeggiante negli immediati dintorni a est di Favara. La contrada è interessante perché presenta testimonianze di vita della prima età del bronzo e dal periodo romano-bizantino a quello Normanno; è presente, inoltre, una grande necropoli paleocristiana con più di cento tombe scavate nella roccia.

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