Tortorici, una storia di tradizione, arte e pasticceria

Tonde, allungate, ma sempre dolcissime. Le nocciole siciliane sono già parte del patrimonio naturale italiano, ma dove crescono?


Tra le tante varietà di nocciole le più conosciute sono quelle di Tortorici, città della provincia di Messina dove nasce Luscioux. Il comune, come si legge anche dal sito istituzionale ha basato in passato, e in parte ancora oggi, gran parte della propria economia proprio sulle nocciole.

La storia di Tortorici

L’origine del nome del comune non è molto chiara. Secondo una leggenda, Tortorici fu fondata dalla principessa cartaginese Orice; secondo un’altra leggenda, invece, il comune nacque grazie a un gruppo di uomini e donne provenienti dal nord Africa tra 681 e il 703, che abitarono il territorio chiamandolo “Orice” in memoria della loro regina.

Nel corso degli anni Tortorici divenne famosa in tutta la Sicilia per la produzione di campane e di statue di bronzo. In epoca normanna venne ceduta da Federico di Svevia a Guidone Pollicino, per poi passare di dominazione in dominazione fino al 1630, quando divenne parte del Regio Demanio e ottenne un rappresentate nel parlamento siciliano. 

Nel 1682 e nel 1753 due alluvioni distrussero la città mettendo in crisi l’economia locale che si era sviluppata nei secoli precedenti.

Oggi nel comune è in atto un recupero delle attività turistiche, basato sui dolci tradizionali, sul museo della fotografia e sul lavoro di Pro loco, associazioni e fondazioni che si adoperano quotidianamente per la promozione turistica di Tortorici.

Le nocciole di Tortorici

Tortorici in passato ha basato la sua economia sulla coltura del nocciolo, presente spontaneamente su tutto il territorio. La pianta ha una corteccia liscia e compatta e va potata una volta l’anno. Per l’occasione vengono tagliati tutti i rami secchi e in caso impiantati nuovi arbusti.

Oggi le nocciole vengono utilizzate soprattutto in ambito dolciario, in particolare per creare i croccanti come quelli proposti da Luscioux, sfoglie di nocciole ricoperte di miele o zucchero 
e la pasta reale, il tradizionale dolce tipico oricense, ancora oggi prodotto dai maestri pasticceri locali.

L’attaccamento del territorio alla nocciola è ancora oggi visibile anche grazie alla tradizione. Infatti in passato alle prime luci dell’alba uomini e donne partivano alla volta dei campi, ognuno aveva il suo compito e durante la raccolta, che terminava al calar del sole, per allietare le ore di lavoro cantavano degli stornelli, tra cui “Nuciddara”, canzone conosciuta ancora oggi a Tortorici. 

A Nuciddara 

Martiduzzu d’amuri ancora batti …..

Batti stù pettu di finestri e porti……

Lu suli si ‘nni vari e dumani torna…

Si mi ‘nni vaju jò nun tornu ‘cchiù.

Ti mannu salutannu cu lu suli …..

Pirchì nun ajù cu cu mi fidari….

Fighiuzza tu si fatta supra u tò jornu…..

Cchiu bedda i chi si nun ti po’ farii….

Canta lu gaddu e scotula li pinni….

Bonasira fighiuzza e jè-mu ninnii…

Pasta Reale con Nocciole di Tortorici

La ricetta della Pasta Reale è uno dei più preziosi segreti dei mastri pasticceri di Tortorici. Il procedimento viene gelosamente custodito, ma ecco qualche suggerimento su cui sperimentare per ottenere risultati soddisfacenti.

Tostate in forno le nocciole sgusciate. Una volta pronte ritiratele e togliete la pellicina. Tritatele grossolanamente e raccogliete il risultato in una terrina insieme allo zucchero. Impastate il tutto con poca acqua.

Prendendo un po’ di composto alla volta, formate delle palline della dimensione di un mandarino. Poggiatele sul palmo leggermente infarinato della mano e pizzicate fino a lasciare una piccola impronta sulla pasta. 

Disponete i dolcetti su un telo da cucina infarinato e lasciateli riposare per 12 ore.  

Passate le 12 ore, trasferite i dolcetti in una teglia imburrata e cuoceteli in forno a 170° per 20 minuti.
Una volta pronti lasciateli raffreddare e poi cospargeteli di zucchero a velo.

La Pasta Reale è ideale da mangiare da sola, a colazione, a merenda, o per accompagnare un gelato.
 

 

Ingredienti:

1 kg di nocciole sgusciate

1 kg e 500 g di zucchero

farina q.b.

zucchero a velo

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